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CCT: CHI VUOLE L’UNITA’ BATTA UN COLPO

Condividiamo volentieri questo bell’editoriale pubblicato sul sito di bighunter. Un richiamo diretto e sincero all’unità del mondo venatorio italiano, sulla scia dell’annuncio da parte di Federcaccia Nazionale, dell’apertura della fase costituente dell’associazione unica dei cacciatori Italiani. Un’analisi schietta e precisa che non nasconde che, neanche troppo nell’ombra, c’è chi quest’unità la osteggia e non la vuole.


Da sempre la “mission” della CCT, nata appunto per perseguire l’unità dei cacciatori Toscani prima, ed Italiani poi, è stata quella di superare le esperienze fallimentari di coordinamento unitario di prima (e di ora), per dare un nuovo volto al mondo venatorio.


Un unione vera e concreta, negli intenti e nei fatti, che ad oggi conferma la Cofederazione come polo di riferimento del nostro comparto per i cacciatori e per le istituzioni in Toscana. Ben felici che “la campana a suonare” non sia sempre la nostra, vi auguriamo una buona lettura.



Tutto a suo tempo, recita un vecchio adagio. A me pare, però, che per le nostre cose della caccia, questo tempo si dilati come ci insegnava un secolo fa il vecchio Albert Einstein. Ormai l'ho imparato anch'io: tutto è relativo. Anche il tempo. Ma qui, a forza di dilatare, dopo le braccia, ci cascano anche le brache. Scusate la battuta un po' greve.


Si, perchè si riparla di unità, o meglio di "costituente", e già si levano critiche. Interne ed esterne. Peraltro con troppi silenzi, ancora. C'è chi la vorrebbe con lo scappellamento a destra, e chi con lo scappellamento a sinistra. O, peggio, con rilanci della palla in campo altrui, come se - appunto - ci fosse ancora tempo per riflettere, per fare melina, catenaccio... Tutto è possibile a questo mondo, ma stavolta credo che per i tempi supplementari non ci sia più...spazio.


Poi, visto che viviamo tutti, chi più chi meno, nell'universo digitale, basta entrare nel web per capire chi c'è o ci fa. O addirittura non ci fa, perchè è proprio scomparso dalla scena. Gestisce il proprio orticello, sempre più modesto, e aspetta la sera.


La costituente, si dice. E' una proposta coraggiosa. Ma già chi la propone ha il suo daffare, anche se altre strade, oggi, sono ancora più impervie. Evocare l'Unavi è come pretendere di riballare il minuetto, quando ormai sarebbe anacronistico anche il rock and roll. Quel minuetto che prevedeva il cambio di poltrona da un presidente all'altro, una volta l'anno, con la conseguenza di un fastidioso stop and go a seconda del modo di intendere il ruolo. Tutti alla ricerca di un minimo di visibilità, utilizzando le risorse dei pochi soliti che mettevano mano al portafoglio. Fra l'altro, un tipo di visibilità e di presenzialismo che trascurava l'Europa, dove dal '79 ormai si decidono le cose della caccia italiana. E dove i nostri ambientalisti (quasi definitivamente animalisti, oggi) sono di casa da tempo, screditandoci e giocando di rimando per farci ingoiare bocconi amari. Anche a Bruxelles basta dare un'occhiata su chi c'è dei nostri, per capire come stanno le cose.


No, non è più il caso di tergiversare con ri-Unavi, cabine di regia, patti della melanzana alla veneziana. Questa proposta di costituente può essere davvero l'occasione più propizia per rilanciare la nostra immagine, rimettere insieme un po' di energie. Se non ho capito male, chi ha lanciato l'idea, propone di partire dalle fondamenta. Vediamo chi ci sta e chi invece pensa di continuare con la solita manfrina. I cacciatori, quelli che tengono ancora alla caccia, alle loro cacce, quelli che vanno a caccia, hanno già detto da tempo che è l'ora di stare tutti insieme. Qualche anno fa fu lanciata anche l'idea di un nome che non echeggiasse simboli del passato. UNICA, Unione Italiana Cacciatori. Uniti, dobbiamo stare, aldilà delle sigle, aldilà anche del variegato mondo di appartenenza. Servono energie, servono risorse, serve impegno e servono braccia. Ma occorre avere obiettivi condivisi. Essenziali, ma condivisi. E tanto coraggio.


Sarà difficile, non ci sono dubbi. Ma dobbiamo provare.


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